Contro la politica delle briciole. Ci siamo. Annunciazione 4 di 4

Copertina di “Contro la politica delle briciole”. Disegnata da Giannino Dari

Contro la politica delle briciole. La mostruositrans e altre mitologie femministe è in imminente uscita per Tamu. Qui sotto spendo ancora qualche riga di anticipazione. Prima di lasciarti alla lettura, però, ci sono alcune cose importanti da dire.

  1. Una delle quattro illustrazioni contenute in Contro la politica delle briciole è di Coco Guzman, che su un muro di Bologna aveva già immortalato l’immaginario di La mostruositrans.

  2. Quella che vedi qui sopra è la copertina definitiva del libro, l’ha disegnata Giannino Dari ed è graficamente curata da Greg Olla. A me pare molto pertinente. [Clicca qui per vederla stesa, completa di quarta]

  3. Il libro l’ho firmato io, ma le idee che lo percorrono sono frutto di elaborazioni collettive, senza tutte quelle ore di assemblee e confronto non esisterebbe: discuto ergo scrivo. Nei crediti di chiusura ci sono (spero) tutti i nomi di chi ha letto in anteprima e quelli di chi in questi anni ha ragionato insieme a me: a tutte voi, creature, grazie e mai abbastanza “grazie”.

  4. Contro la politica delle briciole uscirà il 18 luglio. Se lo vuoi acquistare, ti invito a privilegiare le librerie indipendenti. Non ce ne sono nella tua zona? Lo puoi ordinare facilmente anche nelle libreria di catena, lo paghi uguale, ma non è in alcun modo la stessa cosa. Nessuna libreria in zona? Puoi appoggiarti a Bookdealer, che offre un servizio un po’ meno compromesso di quello che vi offrono il nuovo doge di Venezia e compagnia briscola. dal 4 luglio sarà disponibile in pre-orde anche sul sito di Tamu.

  5. la prima presentazione sarà a Torino venerdì 11 luglio, alle ore 18, da Nora, con il supporto di Fè Rosin e Giannino dari. Il 27 luglio, alle 16,00, al Festival Alta felicità (Venaus) ce ne sarà una seconda, con Silvia Ugolini della Laboratoria Antiviolenza Valsusa. La data della terza è in via di definizione, sappiamo comunque che sarà a settembre ad Avigliana, in bassa valle. Insomma, comincio con un tour di vicinato.

  6. Forse sai già che sono impegnata nella scrittura di questo libro, nei prossimi mesi mi muoverò poco. Diciamo che fisso nuove date fuori dal Piemonte da novembre. Privilegio le situazioni in cui posso abbinare alla presentazione uno dei miei spettacoli. Mettiamoci d’accordo via mail.

Mi pare di aver detto tutto il necessario. A questo punto, bando alle esitazioni, Ecco l’ultimo commentario di lancio.

***

Sarà quasi due anni che assisto a una scena che proprio non mi riesce di mettere giù sulla pagina. Il quarantasettesimo tentativo ha l’attacco di una barzelletta ma non fa ridere.

Ci sono Vittorio Arrigoni, Franco Battiato e Ugo Fantozzi. Si trovano allo stesso tavolo, a cena in un grazioso ristorantino dell’Aldilà. Fra una portata e l’altra discutono animatamente. Si chiedono: “umano” che significa? Ognuno dice la sua e poi giù a fare esempi.

Vittorio ha negli occhi i bagliori al fosforo bianco dell’operazione Piombo fuso: vede la popolazione palestinese tentare di mettersi in salvo, cercare di proteggersi da un’aggressione militare razzista e coloniale lunga decenni. Per opporsi al regime sionista e sollecitare le coscienze di chi abita nei paesi alleati di Israele, Vittorio ribadisce il suo: restiamo umani. È evidente che, appellandosi all’umanità, prova a richiamare un sistema di valori radicalmente avverso all’ordinata e sistematica operazione genocida in corso. Proprio in quel momento passa accanto al tavolo Ariel Sharon, ex premier israeliano e compagno di partito di Olmert, a capo del governo responsabile di quell’offensiva militare. Sharon ficca uno scappellotto a Fantozzi. Il ragionier Ugo si volta a guardarlo, incrocia l’occhio severo dell’ex presidente, si insacca e bofonchia un patetico: «Come è umano lei».

«Esatto», gli risponde Sharon, «non sono mica palestinese, quelli sono tutti animali».

Franco nel frattempo ha iniziato a cantare:

Ma come scusare
le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco e mi fa male
vedere un uomo come un animale.

Ugo è confuso: popolo delle curve e giornalisti sembrerebbero appartenere alla famiglia hyaenidae; e il verso successivo, che significa? Forse che il Paese a forma di scarpa è in mano a dei suini che, come è noto, prediligono ambienti umidi e fangosi? O forse che una genia di maiali di orwelliana memoria, in calzature militari, solca il territorio? E come si inserisce nel quadro il quinto verso? A chi si si riferisce? Parla dei palestinesi o degli ultrà? Di governanti grufolanti più uguali degli altri o dei giornalisti che ne glorificano l’operato?

Ugo osserva Franco addentare la sua porzione di torta pasqualina.

«Sono vegetariano, che ti credi?»

Sharon colpisce ancora Fantozzi: «E l’IDF è ancora meglio, l’esercito più vegano al mondo».

Ugo bofonchia, di nuovo: «Come siete umani, voi».

La (s)cena prosegue ma si complica. Una selva di personaggi improbabili sfila al tavolo di Vittorio, Franco e Ugo: Suor Monia Alfieri – consulente di Giuseppe Valditara e diversi altri capi del dicastero dell’istruzione –, che bolla le lotte ambientali come antiumane; Eyal Zamir, che spiega la dottrina del tiro al bersaglio sugli aiuti umanitari a Gaza; Toni Brandi di Pro Vita & Famiglia, che argomenta quanto sia più umano terapeuticamente accanirsi su un corpo morente piuttosto che rispettarne volontà e determinazione, e via così. Ugo Fantozzi è completamente disorientato e anch’io.

La selva di contraddizioni è troppo fitta e non so più proseguire nella scrittura della scena. Che cosa signignifica umao? Non lo so. Mi restano in mano solo poche labili sintesi sommarie. Per esempio, mi pare che tra chi si definisce umano sia una prassi la disumanizzazione del nemico e che quella dell’umanità è la bandiera in nome della quale può diventare lecito uccidere, opprimere, rinchiudere, escludere, sfruttare. Non mi pare azzardato ipotizzare che Furio Jesi a questo punto  definirebbe umanità un’idea senza parole, uno di quei concetti che spiega se stesso (ovvero non spiega nulla) e in nome del quale si può fare tutto e il contrario di tutto. Il nuovo lavoro in uscita ha questi presupposti.

La scaletta di “Contro la politica delle briciole”

Susan Stryker in Ciò che dissi a Victor Frankenstein sopra il villaggio di Chamonix. Un’interpretazione della rabbia transgender, invita le persone non cis ad abbandonare la tensione mimetica imposta dall’umano ed esorta a riconoscersi creature mostruose: plurali e costruite, coevolute e (s)radicate, relazionali e interdipendenti. Una nutrita schiera di queste creature, un sabato notte, si riunisce a discutere e raccontarsi. I loro interventi sono registrati in Contro la politica delle briciole. Atti del simposio sulla decolonizzazione della narrazione trans, il brano che dà il titolo al nuovo libro. Fra gli altri sono presenti interventi di Solaris, Pandora, Minotauro, Carmilla, Cugino Itt e Gregor Samsa. Nel succedersi delle voci, la prospettiva trans aiuta a delineare il femminismo come una mostruosa e radicale etica antifascista.

È in questa notte che scopriamo che La mostruositrans (Eris, 2020), secondo atto di questo nuovo libro, non era altro che che una relazione degli interventi uditi nel teriosimposio di cinque anni prima.

Rifoggia Creta, il terzo episodio, è un dittico. Due donne dell’antichità, Pasifae e Arianna di Creta, rispettivamente madre e sorella di Asterio/Minotauro, danno conto della loro mostrificazione.

Il simposio si svolge in luoghi precisi: un edificio dismesso e una adiacente tettoia nel Feudo Carabas, ma vanta collegamenti in altre parti del pianeta e del cosmo, per mezzo di strumentazione scientifica e alchemica. Il quarto capitolo, Il barone e le creature, è la scena da incubo che chi partecipa al simposio vede accadere in un palantir.

Il quinto capitolo, Foglie di fico, è il diario di un apprendistato. Una donna fra le più antiche dopo aver sperimentato sulla sua pelle esclusione e perdita del privilegio di classe, incontra le comunità dei margini e prende delle risoluzioni.

Contro la politica delle briciole si chiude con Argomenti, che raccoglie le voci di creature che si preparano a un’azione. Se rinunciamo allo statuto di umanità e ci poniamo nell’ottica della liberazione degli esseri viventi dal dominio, la sopraffazione, lo sfruttamento, quelle creature siamo noi e avanziamo nella lotta con generosità e sospetto. Questo è quanto.

Contro la politica delle briciole. La mostruositrans e altre mitologie femministe è dunque il tentativo di proporre un immaginario inumano, antifascista di classe e femminista. Un progetto ambizioso che a me pare necessario. Non vi nascondo, però, che mi sono divertita molto a scriverlo e che spero vivamente che ne tragga un po’ di rabbioso diletto anche chi lo leggerà, perché anche la riappropriazione del piacere e della gioia sono parte della rivoluzione.

Ci incontriamo per le strade.

Qui gli altri post di annunciazione.

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