Se c’è un libro importante in Italia per gli appassionati di Tolkien – tolti i libri di Tolkien – quel libro è Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4. Dopo averlo letto mi è sembrato di vitale importanza fare quanto in mio potere per divulgare uno strumento che finalmente faceva piazza pulita dell’assurda lettura destrorsa del Signore degli Anelli. Quindi mi sono preso la briga di chiamare il compianto Beppe Marchetti e gli ho proposto di presentare il libro a Luna’s Torta.
Il 15 febbraio del 2014 ero lì, a San Salvario, a far da spalla a Wu Ming 4. Nella libreria, con lo scomposto entusiasmo di un’orda di Uruk-hai, si è riversata una quantità abnorme di infognati di Tolkien. Gente che come me aveva avuto la forza e il piacere di intraprendere più di un viaggio in compagnia di Bilbo, Frodo e Sam, aveva nel cuore Tom Bombadil e Baccador e sapeva che, contrariamente a quanto si evince dai film di Peter Jackson, Legolas non ha nessuna inclinazione per i trick sullo skateboard.
Mentre fumo l’ultima sigaretta, prima di cominciare la presentazione, Wu Ming 4 mi presenta un tizio. È alto e sorridente e candidamente confessa di non aver mai letto Tolkien, poi però comincia a inanellare una sfilza di parole chiave. Le mie parole chiave: UFO, cerchi nel grano, esoterismo, templari, CICAP,. Mancano solo i rettiliani e la teoria della terra cava. La cosa che mi incista di più è che ne parla da Smark, con l’atteggiamento, cioè, di chi è cosciente che si tratti di fantasie e nondimeno le trova fertili e interessanti. A me son brillati gli occhi. Il tizio si chiama Mariano Tomatis e io ho unilateralmente deciso che diventeremo amici.
Pochi giorni dopo il nostro primo incontro, Mariano pubblica su YouTube questo tutorial.
E io, che ho sempre detestato l’illusionismo e la prestidigitazione, gli ho scritto per ringraziarlo. Per la prima volta, ho subodorato che l’intrattenimento magico può essere qualcosa di diverso di un neanche tanto raffinato gioco a chi ce l’ha più lungo
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I concetti di magia, stupore, trucco, inganno, illusione sono come tessere di puzzle con sfumature di azzurri piuttosto simili. Solo con un lavoro paziente e certosino di accostamento e confronto si può mettere ordine e ricomporre quella zona della figura in cui il cielo si confonde con il mare. Mariano Tomatis. con il suo lavoro, sta facendo questo: distingue, ordina, propone disposizioni alternative laddove i pezzi sono stati incastrati a forza nel tentativo di mascherare i buchi.
Un lavoro necessario, perché gli strumenti che destano stupore e meraviglia possono essere maneggiati per nascondere la verità, offendere, opprimere, subordinare altri essere umani. Non è la casistica in questo campo a mancare. Il lavoro di Mariano, invece è di tutt’altro segno: volto all’avventura intellettuale, all’autonomia, alla diffusione dei saperi. La sua bacchetta magica è al servizio della verità e a disposizione di chiunque la voglia impugnare con gli stessi fini.
Ho letto alcuni dei libri di Mariano, L’arte di stupire, La magia dei libri, Mesmer, e mi sono fatto l’idea che si tratti di armi improprie, robe come un cosciotto d’agnello surgelato, se avete presente quel celebre racconto di Roal Dahl. Armi estremamente utili a chi non desidera sottrarsi al conflitto sociale e più spesso di quanto desideri si trova a fronteggiare gente bardata come Robocop.
Il lavoro di Mariano mi è sembrato così importante che ho chiesto agli amici del Molo di Lilith di dedicargli un’intera serata. Non ho trovato difficoltà di sorta, devo dire.
E quindi ci vediamo il 31 gennaio, alle 21,30, in via Cigliano 7, Torino, al Molo di Lilith. Ingresso libero con tessera Arci.
La compagnia L’interezza non è il mio forte si occuperà dell’intervista e delle letture. Io non escludo di dire la mia.