Settembre è il mese più bello nel Piemonte occidentale. Io per me non ho dubbi. Né troppo freddo, né troppa afa, il cielo spesso è terso. Sarebbe il momento migliore per una viandanza a piedi o per tornare in cima al Rocciamelone, come mi ripeto ormai da troppo tempo.
Invece no, difficilmente riuscirò a gustarmi queste piacevolezze – questo mi evita la preoccupazione di procurarmi dei sandali da trekking nuovi! – il mio corpo e la mia attenzione saranno chiamate altrove. Provo a farmene una ragione e mi affaccio al nuovo mese segnalando alcune delle parole che ho incontrato (e detto) in quello precedente.
*** A sei anni di distanza dall’ultima rilettura, ho ripreso in mano More than human di Theodore Sturgeon. Continua a essere un grande romanzo, per me. Se lo contestualizziamo all’epoca a cui appartiene – uscì nel 1953 – davvero dirompente:
«Gerard,» disse [Miss Kew] con una voce soffocata, «mi era parso di capire che queste bambine fossero tue sorelle.»
«E allora?»
Mi guardò come fossi scemo del tutto. «Noi non abbiamo delle bambine di colore come sorelle, Gerard.»
Janie disse, «Noi invece sì.»
(T. Sturgeon, Più che umano, Giano, 2005, p. 131)
Come in The Dispossessed di Ursula Le Guin, More than human mentre propone un’immagine di futuro per l’umanità ne rileva già le possibili problematicità. Il lavoro è duplice: da un lato straccia le cartoline taroccate del sol dell’avvenir, dall’altro contrasta la resa alla legge dell’ormai, alla sconfitta del cinismo, alla paralisi del sogno. Oltre a quella di Giano con la traduzione di Norman Gobetti. ne esiste anche un’edizione uscita per Urania con un titolo davvero di merda.
*** In Pozzi. Il diavolo a Bitonto (Alegre, 2019), Selene Pascarella va a disseppellire un vecchio caso di cronaca del sud d’Italia. Cinque piccole persone, due bambine e tre bambini, trovate morte nelle cisterne smesse del più povero dei quartieri di Bitonto. Ciò che accade ai truscianti del Cicciovizzo – persone che oggi verrebbero chiamate zingari – , le successive mostrificazioni cui vanno incontro, aprono un canale diretto con il nostro presente. Quel passato è ora e si ostina a non passare.
Ma non è tutto qui, per raccontare questa storia torbida e senza soluzione, Selene si inventa una struttura: una serie di episodi tenuti insieme dallo sguardo di un personaggio fittizio e fantastico, un affascinante mutaforma di cui non svelerò altro. Ogni episodio è chiuso da dettagliati titoli di coda che costringono chi legge a ripercorrere i propri passi, rivedere l’ordine narrativo, interrogarsi su quali altre scelte si sarebbero potute fare, insospettirsi dei conti che tornano allo stesso modo di quelli che non tornano. Quello che ne risulta è un onesto quanto prezioso manuale (con esercizi) sull’etica del narrare.
Ed è questo, più o meno, l’argomento del libro che avete fra le mani. Non trovare un mostro ma capire in che modo, quando e perché, le strade di Bitonto (e quelle del nostro immaginario) si siano gremite di mostri di ogni sorta. Streghe, orchi, licantropi e vampiri usciti dalle colonne di una cronaca sganciata dalla propria missione, raccontare la realtà, per arrogarsi una vocazione quasi mistica, ovvero dispensare giustizia, terrena e divina, sotto forma di parabole tossiche.
(S. Pascarella, Pozzi, Alegre, 2019, p. 236)
*** Sono stata intervista da Claudia Ska di Agit porn che è stata brava a sintetizzare la nostra lunga conversazione telefonica. L’intervista si trova su Rolling Stone Italia. Titolo e sottotitolo sono redazionali, anagrammate in “dilazionare”, saltateli e partite dalla prima domanda. Quando Claudia mi chiede le ragioni per le quali ho scelto la prima persona plurale in La mostruositrans ne ometto una: desideravo ricalcare la voce più che umana del homo gestalt di Sturgeon.
Ieri è apparso su Queer factor magazine un articolo della scrittrice e attivista trans/femminista Antonia Caruso. Il punto di partenza sono le non richieste dichiarazioni rilasciate a mezzo social da persone cis: «Mai e poi mai uscirei con una donna trans».
Antonia argomenta con eleganza e arguzia, come suo solito. Estrapolo un brano che si trova nella seconda metà dell’articolo, dice cose molto importanti, secondo me. Il resto è qui.
Prima di tutto sarebbe carino imparare a destrutturare il proprio desiderio e il proprio non desiderio e poi sarebbe ancora più carino imparare a comunicare i propri desideri e non desideri in modo da non ferire eventualmente l’altra persona (o più persone). Questo fa parte, per me, del transfemminismo ed è di questo che sto parlando, non dei criteri per dire transfobia sì o no (comunque nella maggior parte dei casi è sì), ma di elaborazione adulta e consapevole del desiderio.
Tutto questo pastrocchio perché nel giro di pochi anni le donne trans sono passate da figure esotiche relegate al mondo della notte a persone che potrebbero voler avere e desiderare delle relazioni non etero e che hanno differenti idee rispetto al proprio genere femminile.
Non sono/siamo spuntate dal nulla ma probabilmente prima la pressione sociale/discriminazione/sessismo/violenza le/ci portava ad assumere una determinata postura sociale. Negli anni si sono aggiunte parole, categorie, idee, pratiche per potersi smarcare da quell’immagine, volendo ma non necessariamente.
Questa poteva essere una premessa ma invece è la conclusione, cioè che ogni soggettività emergente porta una serie di spostamenti con cui fare i conti in maniera sensata e senza farvi prendere dal panico.
Nel mese di settembre non mi limiterò però a pesanti incombenze, farò anche delle cose carine. Ecco l’elenco dei posti che andrò a visitare con gli spettacoli e il mio libretto. (Edit del 3 settembre)
- 4 settembre, Vis Rabbia, Avigliana (Valsusa) – Mostre & Fiere
12 settembre, Libreria Alegre, Roma – Presentazione di La mostruositrans con Lorenzo Gasparrini13 settembre, Astra, Roma – La punk spiegata alla nonna- 25 settembre, Vag 61, Bologna – chiacchiera transfemminista con Antonia Caruso e Gazza + Il decoro illustrato
- 26 settembre, Bar lento, Rimini – Mostre & Fiere
- 27 settembre, Occupazione viale Corsica, Firenze, Il decoro illustrato
Un’ultima segnalazione. C’è una cosa di settembre che da padre di una piccola persona mi preoccupa molto: l’inizio della scuola. Faccio mie gran parte delle considerazioni di questo articolo di PLV uscito oggi su Giap.
Ci vediamo in giro.