Come annunciato il 14 aprile, Cinque lettere. Esperienza trans, discriminazione strutturale, diversity management: un’analisi transfemminista, un lungo articolo in due puntate che pensavo di pubblicare per il 39esimo anniversario della legge 164 del 1982, non esce. Sciolgo il riserbo, sarà parte di un libro che dovrebbe vedere la luce a novembre 2021. Sono scaramantica e finché non firmo il contratto non rivelo per quale editore e in quale collana uscirà (vedi alla voce segreto di Pulcinella).
Ne sono felice e orgogliosa e ho già cominciato a lavorare a questo progetto. Tuttavia mi piace onorare i debiti: incollo qui sotto i ringraziamenti che avrei messo in coda all’articolo e la selezione di immagini che avrebbero corredato il testo, nella stessa sequenza in cui erano pensate e con le stesse didascalie.
Nella prima puntata di questo lungo articolo ho scritto che mi sento sola. Ma non sono sola davvero. Queste parole le firmo io, me ne assumo l’intera responsabilità, ma sono cresciute in una conversazione continua con alcune delle persone che mi sono care e vicine.
In ordine alfabetico:
Andrea Guazzotto, Antonia Caruso, Cam Pavese, Denise Cappadonia, Edna, Federica Rosin, Giache, Giulia, Luca Casarotti, Oliver Meo, Riccardo Diellos, Rossana Arietti, Valentine aka Fluida Wolf, il collettivo che sta dietro a Zona Transito Libero.
Un ringraziamento speciale a chi ogni singolo giorno discute con me: Franco Berteni, Livi Scarpellini, Mariano Tomatis, Sara Bianchi.
Cinque lettere. Un racconto per immagini
Per le immagini grazie a blu.issima, Cam Pavese, Cristina Rossi, Freek pride, Giache, Giannino Dari, Livi Scarpellini. Laddove non ci sono indicazioni le foto le ho scattate io.


















Ho pianto per il divario fra la semplicità con cui era accaduta ogni cosa, quel giorno, e ciò che ho dovuto passare per arrivare fin qui, e quello che avrei dovuto passare per farlo in Italia.” Elaborazione grafica e parole di Cam Pavese



