Perché il femminismo serve anche agli uomini. Audio della presentazione, un’intervista e altre notizie

Il 3 febbraio scorso insieme a Denise Cappadonia di Norabook ho rivolto un po’ di domande a Lorenzo Gasparrini a proposito di Perché il femminismo serve anche agli uomini (Eris, 2020). Qui sotto trovate la chiacchierata completa divisa in sezioni e indicizzata.

1 – Risatine e saluti; l’attacco incel; spoiler: l’assassino è l’eterocispatrioarcato; Filo si posiziona: privilegio trans; aneddoto: i Sottile tutti artisti [sic]; la definizione di privilegio di Lorenzo; crescerci dentro; il grado zero è quello che sta in cima; privilegio è avere possibilità in più; non puoi scegliere in che corpo nasci, né dove; i diritti non sono un numero finito.

2 – Che ce ne viene in tasca a essere femminist*?; il patriarcato ti mette in testa che ci devi guadagnare qualcosa; ci guadagni la libertà.

3 – Se divento femminist* poi che divento? [frocia!]; le etichette: di alcune puoi farne a meno; il patriarcato scambia le cause con gli effetti: il caso Adinolfi; gli uomini suicidano molto di più delle donne: perché?; i suicidi dei padri a cui non affidano i figli; in quale testo femminista c’è: “tu lavorerai col sudore della fronte, tu partorirai con dolore”?; prendersela con la costruzione sociale e non con chi ne evidenzia l’ingiustizia; il mammo; il linguaggio conserva traccia dell’esercizio del potere.

4 – Filo fa un appunto: di cosa parliamo quando diciamo “ironia”; l’autoironia che conferma i peggiori stereotipi: Nanette di Hannah Gadsby; autoironia come autodistruzione; quando il Duce veniva male in foto; la prima censura del fascismo era un’autocensura; il suggerimento di Mariano Tomatis: Mitocrazia di Citton; mostrare la goffagine; come usare l’ironia; Verdone: “non si può più scherzare!”; chi fa ridere chi?; la goffagine di Lorenzo; “e fattela una risata!”; di chi rido e con chi rido?

5 – Distinguere fra corpi e persone; le persone non esistono; il rischio dell’essenzializzazione; cos’è umano?; chi ho davanti davvero?; la gerarchia dei corpi; bisogna andare a chiedere; sensibili alle differenze più che alle somiglianze; Denise: “chi si lamenta delle etichette è perché non ne ha bisogno”; “ognuno a casa sua è libero di fare quello che ci pare”; il mondo senza etichette è ancora da costruire; domanda da casa: mansplaining; non siamo evangelizzator*; dove sta i potere?; gli esempi di Denise: mio padre che spiega come mettere il reggiseno; “devo spiegarti delle cose”; “libri per donne”; meglio dell’indifferenza; ci vuole tempo: cominciare il discorso; un commento sulla 194; far parlare le persone che fanno quell’esperienza; Donna Haraway e il ventriloquismo.

6 – Difendere le menti delle giovani persone dalle aberrazioni; gli strumenti che raccontano un mondo che non esiste; la realtà è già più avanti; Denise: la maestra che mi chiede se sono separata; domanda da casa: “da dove si comincia?” Dal linguaggio.

7 – Porsi in ascolto e ri-narrare; gli uomini avrebbero bisogno di parlarsi; prigionieri e secondini; nero e color nocciola; se lo stereotipo è il primo passo; esprimere liberamente i propri desideri e accettare le risposte; calare un modello dall’alto; fare nostri i problemi di genere e portarli avanti nel proprio; persone trans e lesbiche nei videogiochi; (le persone trans AFAB non esistono); quando sentite una frase sessista non state zittx; citare Freire; se pensi che la tua liberazione passi dalla mia sei benvenut*.

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Sabato 13 febbraio invece su Mashable Italia è uscita un’intervista rilasciata a inizio gennaio a Gabriele di Donfrancescoqui). Sul mio canale Telegram l’ho introdotta così:

Capita sovente quando vengo intervistata da persone cisgender che ci si concentri sugli organi genitali delle persone trans. Ho ribadito anche a Gabriele Di Donfrancesco, nell’intervista uscita oggi per Mashable, che le nostre identità di genere sono svincolate da ciò che abbiamo fra le gambe, che la transfobia si combatte anche con l’abolizione delle leggi che discriminano le persone razzializzate e l’omolesbobitransfobia è strutturale, impressa nelle leggi e nei programmi scolastici.

Sono stata presa un po’ alla sprovvista quando l’intervistatore mi ha chiesto in quali modi le rivendicazioni transfemministe potevano essere utili anche alle persone eterocisgender. La premessa necessaria la trovate se tornate su alla seconda domanda che rivolgo a Lorenzo Gasparrini.

Ancora due cose. La prima: mi sono arrivate diverse richieste di partecipare a cose on line. Sto rispondendo a tuttu che non me la sento. Vivevo già questa dimensione virtuale con fatica, ma dopo l’esibizione del 17 aprile scorso ci sono rimasta proprio sotto, roba che mi vengono gli attacchi di panico e e non riesco nemmeno a partecipare alle assemblee on line, se sono da sola. È un problemone, ma vi giuro che non è nella top ten di quelli che devo risolvere ora. Ho potuto fare delle eccezioni (questa qui sopra con Gasparrini e quella di novembre con Misserville) solo perché appunto ero in presenza con almeno una persona. Se ciò che mi proponete si svolge senza la mediazione di schermi, meglio ancora all’aperto, ci vengo volentieri. E probabilmente andrà a finire così con l’iniziativa che ha organizzato Non una di meno Modena per l’8 marzo.

La seconda: sto lavorando come una matta per ampliare le prospettive di questo episodio. datemi ancora qualche giorno che arrivo.

Ci vediamo in giro.

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