Empio, plebeo, dilettantesco. Dieci anni di questo blog e altri appuntamenti

Il 23 febbraio scorso filosottile.noblogs.org ha compiuto dieci anni.

Ho avuto altri blog prima di questo. Tutti finiti nel dimenticatoio. Ne ho cominciato uno in un momento imprecisato del primo decennio del secolo con il nickname  “treppunte”, ci scrivevo soprattutto prosette e poesie, si trovava sulla defunta piattaforma Splinder. Ha avuto come culmine la pubblicazione del mio controverso Canzoniere delle pippe.

Ne ho poi avuto un altro, credo dal 2008 al 2012, girava su WordPress con un dominio intestato al mio deadname. Erano gli anni in cui usciva Lo spleen di Mompracem.

Avere un dominio tutto mio, però, mi metteva un sacco d’ansia. Mi sembrava che fossi troppo poco produttiva per meritarmelo. Cioè, lavoravo dieci ore al giorno in falegnameria e a casa c’era Miriam piccolissima: non è che potessi davvero dedicare del tempo a scrivere lì sopra. Allora ho chiuso e sono passata a no.blogs. Continua a leggere

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«Voici Beethoven, si vous l’aimez, bien. Si non, masturbez vous»

Ormai dall’autunno 2020 dico e scrivo che sto lavorando a “un libro non mio”. Negli ultimi mesi, in qualche uscita pubblica, mi sono lasciata scappare qualche indiscrezione. Ma già nel 2021 ero andata pericolosamente vicina a un annuncio ufficiale quando, aprendo Artemisia, uno dei capitoli del secondo atto di Senza titolo di viaggio (Alegre, 2021) scrivevo:

Nell’estate del 2020 ho sbobinato alcune lunghe interviste a Valerio Minnella, uno dei fondatori di Radio Alice, emittente radiofonica di movimento, anima del Settantasette bolognese; in anni più recenti ha prestato le sue competenze tecniche alla progettazione della rete delle Telestreet, le tv di strada. La sua vicenda politica però prende avvio nel movimento antimilitarista […]

Nel corso delle ricerche mi sono appassionata moltissimo alle vicende politiche del Belice pre e post terremoto. Questa è una delle immagini che ho trovato su un numero del 1970 di “Pianificazione siciliana”, organo di informazione del Centro studi e iniziative Valle Belice

Nel frattempo mi sono impegnata nella trascrizione di altre lunghe interviste e in intense triangolazioni di domande, suggestioni, verifiche che coinvolgono anche Wu Ming 1, che di questo libro che raccoglie esperienze e vicissitudini biografiche e politiche di Valerio Minnella è il primo promotore.

Oggi su Giap ufficializziamo l’uscita. Date uno sguardo là per avere più dettagli.

Io qui mi limito a dire che sono molto orgogliosa di aver prestato tempo, testa e corpo a questo progetto. Le storie qui raccolte – vittorie, sconfitte, entusiasmi, amarezze, slanci collettivi, grande storia e impegno quotidiano – non solo riattivano memorie del nostro passato che ci vengono in soccorso nel tempo che abitiamo, ma possono essere usate come eserciziario per formulare domande che ci aiutino a immaginare in che direzione dirigere i nostri passi.

PS: il titolo di questo mio post si capisce meglio se date un’occhiata anche qui.

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Ricordo di Nino Casciaro

Il 18 gennaio è morto Nino Casciaro, compagno no TAV del coordinamento dei comitati della valsangone e della collina morenica.

Oggi c’è stata una partecipatissima commemorazione di Nino. Le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto hanno restituito il profumo di un’esistenza ricca, sfaccettata, generosa. Lascio qui un piccolo ricordo mio.

Il nostro primo incontro fu quando con i comitati no tav scendemmo in Liguria per il decennale di Genova 2001. Da lì tante assemblee, pranzi, manifestazioni, picchetti.
Mi restano vividi i ricordi delle notti trascorse insieme a cantare, chiacchierare e presidiare il fortino cantierizzato della Val Clarea. Non posso dimenticare i pistolotti interminabili con cui Nino spiegava alle forze militari che non avevano diritto di stare lì e che potevano aspirare a qualcosa di meglio che fare i cani da guardia di faccendieri e devastatori.
Soprattutto non posso dimenticare un frangente dell’estate 2018 che ho raccontato qui.

– Non è facile dirlo e quindi ve lo dico nella maniera più secca possibile, da quasi tre mesi ho iniziato un percorso di transizione di genere…
Mentre parlo scruto i visi: alcuni sono tesi, altri emozionati, quelli delle donne vanno tutti a cercare lo sguardo di Sara, probabilmente, mi dico, si stanno calando nei suoi panni: cosa farei, si chiedono, se il mio compagno di vita, il padre dei miei figli, facesse quello che sta facendo ora Filo?
– Voi per me siete una specie di seconda famiglia, mi avete insegnato cose importanti sullo stare insieme, su come si discute, su cosa significhi fare politica…
Per quanto sgangherato sia il mio discorso, qua e là ci sono lacrime che si appendono agli occhi, poi quando ho quasi finito, Nino parte di slancio e dice:
– E noi ti vogliamo bene lo stesso! – e mi abbraccia.

Grazie. Grazie ancora. Grazie di tutto. Buon viaggio

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anche

vogliamo anche i pronomi
– anche –
e i sostantivi
i verbi
avverbi ed aggettivi
e la cosa più importante
vogliamo quelle parti
che permettono
che ci permettono
di articolarci
in una storia
in un discorso
in una discussione
in un diverbio
riconoscerci in un canto
nelle molte voci di un coro
tante volte discordanti
in una musica
armonia e contrappunto
mica solo i pronomi
vogliamo la memoria
l’intesa del presente
l’intelligenza del presente
uno schizzo di futuro
insieme
e anche
anche
i pronomi

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Un anno “Senza titolo di viaggio”, i passi della danza di oggi, i prossimi appuntamenti

Questa persona amica ha voluto darmi prova che la sua è stata davvero una lettura immersiva

Il 9 dicembre casca l’anniversario di uscita di Senza titolo di viaggio. Questo libro che non è un memoir, non è un romanzo, non è un saggio, non è una sceneggiatura di musical, non è un collage di aneddoti, non è critica queer, non è un catalogo di letteratura fantastica e nemmeno di canzoni straccione. Non è nessuna di queste cose perché è anche ognuna di queste cose. È – programmaticamente – quell’anche, sceglie di muoversi  in quell’anche. È congiunzione e articolazione. È quello spazio di mezzo in cui c’è aria respirabile e possibilità di tendersi la mano o qualsiasi altra parte del corpo che permetta di tastare, conoscere, stare insieme. E quindi oltre i binarismi – per esempio le contrapposizioni serio-faceto, riflessione-narrazione, singolare-plurale, alto-basso, pop-underground, naturale-artificiale, Stanlio-Ollio –, spinta dalla solita urgenza punk, ho unito pezze di teoria queer, brandelli di esperienze, strisce di conversazioni, trame di storie, fibre di pensiero radicale con l’obiettivo di farci una fune. Il tentativo era di farla lunga abbastanza e resistente il giusto per calarsi giù dalla cella in cui le nostre istanze sono richiuse. Questa che ho fatto non è la fune definitiva, perché non c’è una fuga definitiva, né una sola cella, né una fune che possa essere rivendicata da una sola persona. Le nostre fughe sono/continuano a essere un movimento antitetico a quello diretto dal capitale e dagli stati nazione. Quel movimento che è l’eterna ricombinazione modulare e seriale di omologazione, intruppamento, messa a reddito, atomizzazione, dispersione. Il nostro movimento invece è composito e multilivello, un’articolazione complessa. Oggi ipotizzo che sia composto di Continua a leggere

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