Esce in questi giorni per Asterisco edizioni, Ursula K. Le Guin e le sovversioni del genere, un generoso saggio che Giuliana Misserville dedica a La mano sinistra del buio, uno dei più importanti romanzi della scrittrice statunitense.
Qui di seguito, per dare un assaggio, il testo della bandella:
L’opera di Le Guin abolisce il concetto di nemico, lo smonta, fa apparire tutti i guasti che derivano da questa contrapposizione, e accoglie l’altr* come espansione della conoscenza. A distanza di più di cinquant’anni, The Left Hand of Darkness (La mano sinistra del buio) di Ursula K. Le Guin possiede ancora la stessa potenza di cui disponeva nel 1969. Giuliana Misserville ce ne restituisce una lettura queer, a partire dalla vita e dalle scritture dell’autrice, volta a sottolineare tutta la carica sovversiva e visionaria di un romanzo apripista dei canoni inversi, ambigui e tranfemministi e che, per ammissione stessa dell’autrice, è un grandioso esperimento sociale volto a decostruire il genere e a mettere in discussione i meccanismi binari della società. The Left Hand of Darkness tiene assieme individualità e utopia universale, lo spettro della morte e la gioia che apre al desiderio di conoscenza, e così facendo si pone come terreno d’incontro tra due liminalienità, il binarismo di Genly Ai e la fluidità di Estraven: una storia, la loro, di cui abbiamo ancora fortemente bisogno, centrata come è su due persone che imparano a comprendersi nonostante le barriere culturali e gli stereotipi sessuali.
Giuliana ha voluto onorarmi di un invito a far parte dell’impresa e per questo il volume è chiuso da una mia postfazione. La dozzina di pagine che ho scritto devono molto al confronto con Mad Marchetto e, prima della pubblicazione, sono passate sotto gli occhi attenti di Franco Berteni e Mariano Tomatis: grazie a tuttx e tre, sibling.
Non sto a spoilerare quel che ho scritto. Mi fa piacere invece liberare qui tre appunti, fioriti in fase di studio, che avrebbero condotto il mio testo in un tutt’altra direzione. Osservazioni per le quali sono debitrice all’infaticabile lavoro sul professore di Oxford condotto in questi anni da Wu Ming 4 e l’Associazione italiana di studi Tolkieniani: Continua a leggere